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Zamburlini & C mod. RD5

Un "5 valvole" italiano del 1924 

Nella prima metà degli anni '20 la radio cominciò timidamente a fare il suo ingresso nelle case. Fino ad allora era stata poco più che un passatempo "scientifico", alla portata di pochi, espertissimi radio-amatori. Questo termine, oggi usato con un significato ben diverso, allora serviva a definire tutti coloro che coltivavano la passione per la radio. In quegli anni, però, la tecnologia raggiunse un grado di maturità tale da permettere l'avvio della produzione commerciale di radioricevitori destinati non più a tecnici esperti e competenti, ma a utenti domestici privi di particolari conoscenze. Questa lenta trasformazione si avviò dapprima nei Paesi maggiormente sviluppati (Stati Uniti, Inghilterra, Francia...), e subito dopo interessò anche l'Italia, sebbene in misura minore. L'apparecchio descritto in queste pagine rappresenta in modo ottimale il tipico radioricevitore in uso in Italia proprio in quel periodo di svolta, ben prima comunque che la radio diventasse un fenomeno di massa e di costume.

 

Un cinque-valvole di lusso del 1924

 

Un primo esame dell'apparecchio Zamburlini RD5 mostra alcune caratteristiche comuni a gran parte della produzione dell'epoca:

  • Le valvole sono esterne. Il motivo è legato alla breve durata delle valvole dell'epoca, che andavano sostituite piuttosto frequentemente. L'operazione veniva effettuata dallo stesso utente.

  • Vi sono numerose manopole sul pannello frontale. Ogni valvola aveva un reostato in serie al filamento, che serviva per economizzare il consumo della batteria e della stessa valvola; le altre manopole servivano per la sintonia e per il controllo della reazione.

  • Le bobine di sintonia sono intercambiabili. Ciò allo scopo di poter cambiare gamma di ricezione.

  • L'altoparlante è esterno - Il tipico altoparlante di quegli anni è quello a membrana vibrante (detto a "collo di cigno"), dalla sonorità sgradevole e gracchiante. Pochi anni dopo vennero sviluppati gli altoparlanti "a spillo", decisamente più piacevoli. Molto spesso l'ascolto avveniva in cuffia (si sentiva meglio e si economizzava la batteria).

  • L'alimentazione è a batteria - La rete elettrica non serviva tutte le case, ed inoltre l'alimentazione a batteria consentiva schemi circuitali semplicissimi.

Lo schema di un tipico apparecchio del 1924 è piuttosto standard: una o due valvole amplificatrici a radiofrequenza, una rivelatrice con reazione, una o due amplificatrici di bassa frequenza. Questa configurazione viene spesso indicata come "TRF con reazione". La nostra Zamburlini non si discosta molto, come dimostra lo schema riprodotto qui sotto che ho ricavato dall'apparecchio in esame (fai clic sull'immagine per scaricare la versione pdf).

 

Schema in formato PDF

Le valvole sono tutte dei triodi con attacco "europeo" e accensione a 4V. Il primo stadio è un amplificatore AF con ingresso accordato (L1-C1) e uscita aperiodica. Notare il commutatore rotante che permette di variare la resistenza di carico anodica. Un accoppiamento RC porta il segnale al secondo stadio (ingresso aperiodico, uscita accordata L2-C2). Il terzo stadio è il cuore del ricevitore: rivelatore a caratteristica di griglia con reazione. La rivelazione è ottenuta mediante il gruppo RC (200pF, 4Mohm) collegato al punto a tensione zero. Le griglie delle altre valvole sono invece collegate al terminale negativo della batteria di accensione, in modo da ricevere la polarizzazione adatta per il funzionamento lineare.  La bobina L3 è montata su un supporto mobile per permettere il dosaggio della reazione. La coppia di bobine L2, L3 costituisce il cosiddetto "accoppiatore variabile". Il segnale rivelato si trova ai capi del primario del trasformatore T1, pronto per subire l'amplificazione finale. Nello schema non ho disegnato una presa per cuffia presente in questo punto, che permette di escludere completamente l'amplificatore di bassa frequenza. Collegando l'altoparlante alla presa J1 si esclude completamente il secondo stadio di BF, e la valvola relativa può venire rimossa; viceversa collegando l'altoparlante a J2 si inserisce l'ultimo stadio e si ottiene la massima potenza d'uscita. Naturalmente, il ricevitore va dotato di una buona antenna, a filo o a quadro, e di un alimentatore esterno che sostituisca le batterie ormai introvabili. 

Prova d'ascolto

L'esemplare qui raffigurato mi è stato "affidato" in condizioni veramente deprecabili: era stato tenuto per anni in un posto umido e fangoso; inoltre mancavano tutte le parti asportabili (bobine, molte manopole, le valvole). Il restauro mi ha coinvolto per alcuni mesi, passati a "caccia" di componenti originali e di soluzioni storicamente accettabili. Le manopole mancanti sono state rifatte su calco delle originali, le bobine a nido d'ape sono state ricostruite di sana pianta partendo da un esemplare dell'epoca; tutti i componenti sono stati smontati fino all'ultima vite, puliti, riparati e rimontati al loro posto. I condensatori a mica da 200 pF erano completamente corrosi, sono stati smontati e ricostruiti usando la stessa mica e dei foglietti di stagnola. Con grande fatica mi sono procurato la serie completa di valvole, ormai difficilissime da reperire. Alla fine, il risultato estetico mi pare dignitoso, e quel che più conta ho potuto cimentarmi nell'ascolto di un apparecchio del 1924. La cosa non è particolarmente semplice, dato che le valvole di quegli anni sono piuttosto rudimentali: occorre lavorare con precisione millimetrica su tutte le manopole per riuscire a estinguere rumori di vario genere, dovuti alla microfonicità delle valvole, a reazioni indesiderate e alla ricezione contemporanea di diverse stazioni interferenti. Il risultato finale non è certamente un suono limpido e caldo, ma tutto sommato si riesce a ottenere dei buoni risultati, persino per quanto riguarda la selettività. Ho notato che l'utilizzo di un'antenna a quadro tende a migliorare la qualità dell'ascolto, e permette inoltre di utilizzare la direttività dell'antenna per attenuare segnali indesiderati.

Non possiedo molte notizie sul marchio Zamburlini. So che operava a Milano, e che ha prodotto alcuni modelli di ricevitori negli anni '20, dopodiché è scompara.

Ringrazio caldamente Ottavio Cocco, collezionista di Cagliari e proprietario dell'apparecchio, per avermi concesso la fiducia di farmi "mettere le mani" su questo autentico cimelio.

Per maggiori informazioni, scrivi a Leonardo

 

 

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