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Supereterodina francese del 1927

(La breve stagione della bigriglia)

Come ho già accennato in altre pagine di questo sito, la nascita del sistema di ricezione a conversione di frequenza  (supereterodina) risale al 1918, ed il padre può essere considerato a tutti gli effetti il francese Levy, sebbene il brevetto fosse poi registrato a nome dell’americano Armstrong. Tuttavia, la vera affermazione della supereterodina avvenne solo oltre un decennio più tardi, nei primi anni ’30. I grandi produttori europei e americani dell'epoca (RCA, Atwater-Kent, Philips...) preferirono andare avanti ancora per molti anni con i classici circuiti ad amplificazione diretta o a reazione, più economici, ben collaudati e familiari al grande pubblico. Solo in Francia, nella seconda metà degli anni ’20, venne sviluppato un circuito supereterodina che ebbe una certa diffusione, sia in ricevitori commerciali di classe elevata che in apparecchi popolari venduti anche in kit. Questi apparecchi erano basati su una particolare valvola a quattro elettrodi, denominata "bigriglia", che svolgeva la funzione di oscillatore-mescolatore. Il ricevitore che presento qui è un tipico esempio di questa tipologia di apparecchi, che non hanno molto in comune con quelli che vennero battezzati in seguito “moderne supereterodina”.

Lo schema di un circuito mescolatore con valvola bigriglia è piuttosto semplice e di facile comprensione, come si vede nella figura qua sopra . L'oscillatore fa capo alla griglia 1, il circuito d'antenna alla griglia 2. I due condensatori variabili hanno comandi separati. La valvola utilizzata, la A441N, fu prodotta per un breve periodo tra il 1926 ed il 1928, ed ha un principio di funzionamento ben diverso da quello dei tetrodi (o triodi schermati) che furono introdotti più o meno nello stesso periodo. Nella figura qua sotto è invece rappresentato lo schema completo del ricevitore così come ho potuto ricavarlo dal circuito reale.

Il circuito d’oscillatore fa capo alla prima griglia e viene regolato mediante un apposito condensatore variabile; il circuito d’antenna, collegato alla seconda griglia, è costituito esclusivamente da un secondo condensatore variabile che risuona con l’induttanza dell’antenna a telaio montata esternamente. Da notare che la valvola bigriglia è alimentata con soli 40V di tensione anodica. Questa era una peculiarità di queste valvole, che erano estremamente delicate, ed oggi sono diventate quasi introvabili. Il valore della media frequenza è fissato a 50kHz: un valore circa dieci volte più basso di quello che venne adottato in seguito, e che presenta numerosi inconvenienti ma anche qualche vantaggio per i circuito di allora.

L’inconveniente principale è il fenomeno noto come “frequenza immagine”, tipico del sistema supereterodina, per cui la stessa stazione viene ricevuta su più punti della scala distanti tra loro quanto il valore della frequenza intermedia. Ciò provoca una fastidiosa incertezza nelle operazioni di sintonia e può provocare interferenze tra stazioni che trasmettono a frequenze anche molto differenti. Il vantaggio principale di una frequenza intermedia così bassa sta nella possibilità di sfruttare appieno l’amplificazione dei triodi, che come sappiamo non erano molto efficienti a frequenze elevate. Per il resto, il ricevitore si presenta con cinque stadi amplificatori e ben quattro circuiti accordati, il che fa prevedere buone doti di selettività e sensibilità. La rivelazione è a falla di griglia, e l’amplificatore finale è il triodo schermato B443, forse aggiunto in seguito ad una modifica successiva.

Il resistore R1 da 20Ω controlla la corrente dei filamenti, e quindi funge in qualche modo da regolatore di volume; R2, da 500Ω, controlla la polarizzazione di griglia delle valvole  intermedie, e quindi anch’esso influenza il guadagno generale dell’apparecchio.

L’esemplare che ho potuto esaminare deve essere stato venduto in scatola di montaggio e costruito da una persona non troppo esperta seguendo un piano di costruzione particolareggiato: ho potuto notare infatti dei piccoli errori di montaggio, tra cui uno che rendeva del tutto inutile la presenza di R2. A parte questo, il montaggio è risultato accurato ed i componenti utilizzati di buona qualità, tanto che non ho dovuto effettuare alcuna sostituzione. Le valvole mancavano tutte, ma sono fortunatamente riuscito a procurarle, compresa la famosa bigriglia.

 

 

Le foto di qua sopra mostrano il telaio del ricevitore visto da sopra e da sotto (clicca sulle immagini per ingrandirle). Nella parte alta sono presenti solo gli zoccoli delle valvole e i due condensatori variabili, oltre a tutti i morsetti per le alimentazioni. Nella parte di sotto sono invece presenti i trasformatori di MF e di BF, i pochi componenti passivi, i potenziometri e le boccole per collegare l’antenna e l’altoparlante. Il cablaggio è effettuato mediante filo argentato a sezione quadrata, e le connessioni sono realizzate con morsetti  a vite, secondo lo standard dell’epoca. Le poche saldature presenti devono essere di epoche successive.

 

Essendo l’apparecchio previsto per l’alimentazione a batterie, ho dovuto realizzare un alimentatore apposito che fornisse le varie tensioni necessarie al funzionamento. Come ho già detto sopra, il ricevitore si presentava in buono stato di conservazione, ma con qualche piccolo errore di montaggio che comunque non deve aver precluso in funzionamento, ma solo limitato le prestazioni. Insomma, mi sono trovato a perfezionare un lavoro iniziato oltre ottantacinque anni fa da un entusiasta sperimentatore francese! Caro amico, ora sì che il potenziometro centrale serve a qualcosa, e che non si provocano inneschi e fischi ogni volta che si ritocca la sintonia!  L’apparecchio pronto per il collaudo, completo di altoparlante a spillo e antenna a telaio, è visibile qua sotto. Ho usato un'antenna a telaio autocostruita e un altoparlante a spillo di produzione inglese.

 

 

Una volta acceso e regolata la corrente d’accensione dei filamenti, appare subito evidente la differenza tra questo ricevitore e gli altri esaminati fin qui: la selettività è molto elevata, tanto che si rischia di “passare sopra” le stazioni senza riconoscerle. Occorre imparare a ruotare “di conserva” i due condensatori, sebbene quello più importante sia quello d’oscillatore, che ha un comportamento realmente “critico”. In effetti, anche in questo caso il nonnino francese ha commesso un errore: la manopola col verniero andava montata su quel condensatore, e non su quello del circuito d’antenna che è molto meno critico. Vi sono alcuni problemi, dovuti alla totale assenza di schermature interstadio: tra una stazione e l’altra si sentono i tipici fischi di intermodulazione, ed inoltre la regolazione della polarizzazione di griglia provoca in certi casi l’insorgere di una reazione indesiderata che ammutolisce il ricevitore. Inoltre, il fenomeno della frequenza immagine è perfettamente riscontrabile su tutta la scala, e bisogna stare molto attenti a distinguere la stazione desiderata dalle immagini fantasma, che appaiono con una chiarezza ed una potenza “da manuale”.

 

Nonostante ciò, una volta centrata la stazione, regolata la corrente dei filamenti e la polarizzazione di griglia, ed infine posizionata l’antenna per il miglior rapporto segnale/disturbi, l’ascolto si rivela piacevole, stabile e potente. Insomma, si capiva già da allora che il sistema supereterodina avrebbe avuto un futuro!

 

Per commenti, curiosità, approfondimenti scrivi pure a Leonardo Mureddu

 

 

 

 

 

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