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SITI R11 LXV "Neutrositi"

 

 Una Neutrodina a 5 valvole del 1926-27 in mobile "Luigi XV"

 

Le foto di questa pagina sono state gentilmente messe a disposizione da Marco Manfredini, fortunato proprietario di questo splendido esemplare.

 

 

Tra le marche italiane che intorno al 1925 producevano e vendevano apparecchi radio, la SITI occupa senza dubbio un posto d'onore. Ciò è dovuto forse anche alla breve vita di questa azienda, che cessò la produzione a metà egli anni '30. La SITI-Doglio (Società Industrie Telefoniche Italiane) era una azienda ben affermata nel campo telefonico fin dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1922 l'Ingegnere Doglio volle aprire un reparto dedicato alla Radio, e lo affidò per la direzione all'Ing. Ernesto Montù, personaggio divenuto famoso in seguito per i suoi corposi trattati di radiotecnica, affiancato da Del Colle, un altro grande nome della radiotecnica italiana. Dal lavoro di questo gruppo nacquero alcuni tra i più bei ricevitori degli anni '20, oltre ad un ricchissimo catalogo di parti staccate e di scatole di montaggio.

Il modello R11 fu prodotto in tre versioni differenti, a partire dal 1926. Quella che presentiamo qui è la versione definitiva dal punto di vista circuitale, e la più lussuosa dal punto di vista estetico. Infatti tutto l'apparecchio trova alloggio in un apposito mobile in mogano, in stile Luigi XV, fornito di sportelli anteriori e superiore che lo nascondono completamente. Sebbene al giorno d'oggi l'estetica del mobile, un tantino funeraria, può essere considerata discutibile, è servita sicuramente a preservare l'apparecchio dall'invecchiamento per quasi ottanta anni, e questo infatti si presenta benissimo, come dimostrano le foto che seguono.

 

 

Schema elettrico

Le valvole presenti sul mercato alla metà degli anni '20 del secolo scorso erano quasi esclusivamente triodi a riscaldamento diretto, adatti per il funzionamento a batteria. Qualunque ricevitore di quel periodo si basava su un certo numero di queste valvole, sia nella parte a radiofrequenza sia per la rivelazione e l'amplificazione a bassa frequenza. I triodi avevano alcuni difetti, tra cui un'alta propensione ad oscillare se montati in circuiti a forte amplificazione. Questa propensione veniva corretta in vari modi, tra cui quello detto di "neutralizzazione", una sorta di reazione negativa ben calibrata, applicata stadio per stadio nella parte RF. I ricevitori che adottavano questo principio vengono chiamati "Neutrodina" (vedi anche in questa stessa galleria il Telefunken 9W). Il Siti R11 appartiene appunto a questa categoria. Lo schema (riprodotto qui da un opuscolo di Franco Soresini), è piuttosto semplice e lineare. Delle cinque valvole (A410, A410, A410, B406, B406), le prime due sono amplificatrici RF neutralizzate, con ingresso e uscita accordati; la terza è la rivelatrice a falla di griglia; le ultime due sono le amplificatrici audio. L'uscita è adatta per un altoparlante dell'epoca, a collo di cigno e ad alta impedenza. In alternativa l'ascolto può avvenire in cuffia con l'esclusione dell'ultimo stadio e conseguente risparmio di batterie. I tre circuiti accordati, a comandi separati forniti di manopola demoltiplicata, permettono la sintonia nella banda delle Onde Medie tra 170 e 650 metri (ossia 460 - 1750kHz). Gli altri quattro comandi presenti sul pannello frontale sono i reostati per l'accensione dei filamenti. Una manopola più piccola, sulla destra in basso, agisce sul condensatore variabile per l'accordo d'antenna. In tutto ben otto comandi da manovrare per poter centrare e perfezionare l'ascolto di una emittente. L'alimentazione era esterna, a batterie. L'antenna poteva essere realizzata con un filo esterno di una decina di metri, oppure anche con un quadro interno. La pubblicità dell'epoca attribuisce a questo ricevitore doti incomparabili di sensibilità e selettività grazie al dispositivo difarad, ossia il doppio condensatore per la neutralizzazione degli stadi RF.

 

 

La qualità dei componenti usati e la razionalità del montaggio rendono i ricevitori di quegli anni, ed i SITI in particolare, belli anche dentro, come dimostra la sequenza di foto dei particolari dello chassis, in cui gli esperti possono riconoscere i vari componenti in uso negli anni '20: trasformatori BF, "neutrobobine", gruppi di rivelazione. Il tutto cablato con il classico filo argentato a sezione quadrata.

 

 

Per ulteriori informazioni rivolgersi direttamente a Marco Manfredini

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