Galleria - Le Radio di Sophie - Gallery

 

Philips Merkur 948A

Il circuito radio a conversione di frequenza (supereterodina), universalmente adottato negli apparecchi commerciali dalla seconda metà degli anni '30 in poi, per alcuni anni stentò ad affermarsi e fu affiancato da numerose soluzioni circuitali spesso semplici ed ingegnose, basate sull'esperienza maturata negli anni '20 e motivate da ragioni pratiche ed economiche. In effetti la radiofonia si è sviluppata in un periodo in cui la maggior parte dei potenziali utenti domestici viveva in condizioni economiche precarie, e non era certo in grado di affrontare la spesa di un ricevitore di gran classe. Di conseguenza, il risparmio di una valvola o di una manciata di componenti poteva servire a rendere un apparecchio più "abbordabile", cioè "popolare". In effetti, questi apparecchi dall'aspetto semplice e povero spesso hanno circuiti piuttosto elaborati ed interessanti nella loro semplicità, in grado di rispondere alle richieste di sensibilità e selettività quasi quanto i loro fratelli maggiori. Si sa che la selettività dipende dal numero e dalla qualità dei circuiti accordati, e la sensibilità dal "guadagno" degli amplificatori. In una supereterodina vi sono almeno cinque circuiti accordati, ed un amplificatore ad altissimo guadagno (l'amplificatore a FI). Prestazioni simili si potevano ottenere negli anni '20 con i famosi ricevitori TRF (Tuned Radio Frequency) a sei, otto valvole, o con i neutrodina, entrambi ben lungi da essere economici. I ricevitori "popolari" invece adottavano circuiti del tipo rigenerativo, ossia "a reazione", o reflex (a circuito riflesso), in cui si riusciva ad ottenere un buon guadagno forzando le prestazioni di una sola valvola, e una selettività non proprio soddisfacente, ma sufficiente all'ascolto senza troppe pretese. La Philips, sempre molto attiva nell'innovazione e nella ricerca in campo tecnico ed elettronico, mise in produzione alcuni circuiti radio destinati a diventare un riferimento per tutta l'industria del settore. L'apparecchio di queste pagine ne è un buon esempio, e il suo studio può servire a capire il funzionamento di tanti apparecchi similari della stessa generazione.

Un bellissimo tre-valvole del 1935

Si tratta di uno splendido ricevitore della metà degli anni '30: 3 valvole, 3 gamme d'onda a reazione con alimentazione in alternata. Ottima resa d'uscita unita ad una buona sensibilità e una discreta selettività.

 

L'aspetto del mobile è sobrio ed elegante, molto simile ai ricevitori supereterodina dell'epoca, con scala parlante a sviluppo circolare ed altoparlante incorporato. Il numero delle manopole presenti però fa capire, anche senza togliere lo schienale, che lo schema non deve essere proprio convenzionale: infatti vi sono ben quattro comandi sul davanti, l'interruttore di accensione sul fianco sinistro e un altro interruttore più due manopole fuoriescono dal pannello posteriore. Lo schema, riportato qui sotto, è di una sconcertante semplicità: una valvola (E446) rivelatrice in reazione, una finale BF (E443H) ed una raddrizzatrice (506). Non vi è un diodo rivelatore, ma la rivelazione viene effettuata dalla griglia del primo pentodo (rivelazione a "falla di griglia"), mediante il condensatore da 40pF e la resistenza da 2Mohm verso massa. Notare che è presente pure un "ingresso fono", per collegare un eventuale grammofono all'apparecchio.

 

Le due foto qui sopra mostrano lo chassis  in vista posteriore ed anteriore (fare click sulle immagini per vederle meglio). Nella vista anteriore si nota la presenza di un oggetto cilindrico, comandato dalla manopola di sinistra mediante una camma: è un varioaccoppiatore (variocoupler) magnetico, indicato nello schema mediante alcune bobine tagliate da una freccia obliqua. Serve per regolare la quantità di segnale retrocesso tra la placca e la griglia del pentodo rivelatore. Da notare anche che il condensatore variabile per la sintonia è del tipo economico "a carta", come quello, azionabile dal retro, che serve per il filtro d'antenna. Un terzo condensatore variabile, posto sotto lo chassis, è messo in serie al circuito d'antenna e funge in qualche modo da controllo di "volume", completamente assente in questo tipo di ricevitori. Il particolare della figura qui a fianco mostra il "commutatore di banda: una lamella che mette in cortocircuito le varie bobine, esattamente come è disegnato nello schema. Vi sono due diverse prese d'antenna e varie opzioni di collegamento, secondo la tradizione dei ricevitori degli anni '20: a seconda del segnale e del tipo di interferenze era possibile scegliere il collegamento diretto, oppure quello attraverso il filtro di reiezione ed il condensatore di accoppiamento. Ho fatto alcune prove con questo ricevitore in varie condizioni di ascolto, e in effetti ho potuto trarre vantaggio da queste possibilità. Certo, ci voleva un po' di pratica, anche per dosare la reazione e per ottenere il suono migliore, ma alla fine si riusciva a mettere a punto il ricevitore per un ascolto caldo e vellutato, anche di stazioni distanti e deboli. Credo che tutti gli appassionati di radio d'epoca dovrebbero provare l'ebbrezza dell'ascolto di un apparecchio a reazione.

 

 

Per maggiori informazioni, scrivi a Leonardo

 

 

Se sei arrivato qui tramite un motore di ricerca o ti sei perso: Pagina Principale

Got lost? Go to the Homepage!